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53 anni, di cui almeno 43 trascorsi lavorando, e di questi circa 30 che iniziavano proprio come quel giorno, quel 4 novembre, ovvero con appuntamento al molo, sulla barca, già pronta a portarci sul luogo di lavoro, al mio ufficio, dicevo sempre, il più bell’ufficio al mondo. Il mare.
Il controllo delle attrezzature subacquee, il briefing per le operazioni da effettuare e scegliere i turni.
Cose e gesti ripetuti sempre uguali, sempre con la massima attenzione, sempre con rispetto delle cose nostre e non. Quella mattina qualcosa non andò nel verso giusto, ma non fra i nostri compiti ma fra gli ingranaggi del destino che hanno reso quel giorno il giorno dell’inizio della mia disabilità. Alla fine dell’immersione un embolo cominciò a rodere il mio midollo, paralizzandomi dall’ombelico in giù. La corsa in ospedale , la camera iperbarica e il ricovero. Il trasferimento in un ospedale per la fisioterapia, eccellenza per il trattamento di medullolesi in Sicilia, Villa delle Ginestre, avviene ancora in fase acuta dopo circa 10 giorni, e li comincia la lenta ma efficace fisioterapia. Giorno dopo giorno, scopro i nomi dei muscoli delle mie gambe, ne sento le fibre, sia quelle vive che quelle non attive. Giorno dopo giorno, grazie al lavoro dei fisioterapisti piccoli nuovi movimenti danno speranza e fiducia, la forza di volontà, fissa sempre alla guarigione, completa il miracolo.
Oggi non sono più un paraplegico, nome tecnico del paralizzato alle gambe, ma affetto da paraparesi, quindi con grosse difficoltà di deambulazione e motorie e a 53 anni la mia vita è ricominciata.
Sono tornato a casa dopo un anno circa di ricovero in ospedale, pieno di paure, di dubbi ed incertezze.
Come sarebbe andata la mia giornata? Come avrei fatto a salire 2 rampe di scale e nelle mie funzioni giornaliere come sarei andato? Potrò ancora guidare? E soprattutto come ricominceranno i rapporti con la mia famiglia, mi accetteranno in queste condizioni?
Mille problemi che sembrava dovessero farmi impazzire ma che in realtà erano solo un piccolo fuscello da portare di fronte al vero e unico problema da combattere ovvero IO.
Già Io, la mia volontà, la mia forza d’animo, il mio coraggio.
La mia forza di volontà ha dato un contributo altissimo nei successi ottenuti con i fisioterapisti ed è quella che ancora oggi non mi abbandona, che mi fa stringere i denti nelle giornate di dolore più intenso, che mi fa sorridere a chi mi dice senza pensarci “in gamba mi raccomando”.
Sono riuscito, giorno dopo giorno, a risolvere e superare le difficoltà quotidiane, lavarmi la mattina o lavare i piatti da seduto… in una cucina per normodotati non è il massimo… ma basta riuscire a tenere l’equilibrio sopra una pila di cuscini e il gioco è fatto. Uno sgabello girevole mi aiuta mentre preparo da mangiare.
Ricordarmi di non chiudere mai gli occhi per non perdere l’equilibrio è stato facile, anche se me ne esco con due occhi così dopo la doccia, per il sapone che brucia…
Ho anche preso la patente. La B/s dove “”s” sta per speciale. Ho dovuto adattare l’auto con dei comandi diversi, ovvero freno e acceleratore allo sterzo, adattati ad un uso con le mani invece che ai piedi. Imparare è stato molto facile, molto di più che riuscire a vincere la burocrazia oggi attentissima a scovare falsi invalidi al punto da farmi venire i dubbi se io lo fossi veramente, ma della burocrazia magari se vi va ne parleremo un’altra volta.
La forza di volontà è l’unica vera medicina, di fronte alle sventure, ai lutti, alle malattie. Il coraggio di combattere, di non lasciarsi avvilire o, peggio ancora, sconfiggere. Abbiamo esempi illustrissimi di grandi uomini e donne che hanno sconfitto le peggiori malattie, lasciando su di loro anche segni pesantissimi come la grandissima Bebe Vio o l’immenso Zanardi, per fare due nomi dello sport, ma potrei farne tanti altri in tutti i settori della nostra vita.
Io sono solo all’inizio di un percorso ancora con ripide salite da affrontare, da poco ho ripreso contatto con le mie gambe che hanno poco di quelle che ho lasciato in mare, dimagrite, non più toniche e sode, le ho portate a nuotare in piscina, le ho portate in palestra con grandi sacrifici.
Ho conosciuto molte persone-eroi – che, su carrozzine o a letto, con esiti ben più gravi delle mie, che fanno delle cose eccezionali, riescono a dare parole di conforto a chi ha momenti di tristezza, a organizzare e lottare per dei servizi più giusti, delle leggi che proteggano il disabile e i suoi familiari da uno stato che oggi fa tutt’altro, che vessa con tassazioni forti, che costringe a pagare di persone servizi costosissimi e che di diritto dovrebbero essere gratuiti.
Sono certo che avremo modi di parlarne ancora insieme su queste pagine, di discuterne, e chissà riuscire a trovare anche delle soluzioni.